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Privacy Microsoft: Quando Il Toro Da Del Cornuto All’Asino!

15/04/2016 – Quando il Toro da del Cornuto all’Asino! Microsoft sembrerebbe prendere la posizione di Apple nella battaglia sulla privacy digitale. Proprio Microsoft, l’azienda che ha creato l’ultimo Sistema Operativo pieno zeppo di Telemetrie (Wikipedia: La Telemetria è una tecnologia informatica che permette la misurazione e la trascrizione di Informazioni di interesse al progettista di sistema o all’operatore. La parola deriva dalle radici greche tele = lontano, e metron = misura. I sistemi che necessitano di istruzioni e dati inviati hanno bisogno della controparte della telemetria, il telecomando, per poter operare). Proprio la Microsoft che dietro a delle banali spiegazioni (dando dell’idiota all’utente medio), non permette lo scaricamento ed l’installazione (in piena libertà ed autonomia) degli aggiornamenti, quindi ignaro l’utente finale di cosa Windows invia come dati Telemetrici dal proprio Dispositivo Mobile e dal PC Desktop.

Proprio Microsoft, l’azienda che in termini di Privacy ti obbliga a sottoscrivere alle proprie regole. Già, ti basta leggere la Privacy sull’utilizzo di Skype e altri servizi (accedi a questa pagina). Insomma, Microsoft necessita di ulteriori spazi pubblicitari? Storcere il naso è un diritto indiscusso, ma da lì ad essere preso per i fondelli nè passa di acqua sotto i ponti. Microsoft si riserva i diritti di comunicare i tuoi dati a terze parti per scopi pubblicitari (e non solo per questi motivi). Si riserva il diritto di controllare cosa accade sul tuo dispositivo o Personal Computer. Si riserva, con estrema arroganza, il diritto di procedere con l’installazione automatici degli aggiornamenti senza fornire informazioni su di essi: quando vengono installati; a cosa servono… Ma questo è solo un granello nell’oceano di sabbia chiamata informatica. Le Telemetrie sono un vestito incollato nell’ultimo OS, tanto che una volta installati gli aggiornamenti automatici, se disabilitate le Telemetrie, esse vengono ripristinate. Questa è la libertà dichiarata dalla Microsaoft? Questa è la Privacy tanto decantata dalla Microsoft? Obbligare e spingere l’utente, limitandone di fatto la libertà?

Microsoft utilizza un bel trucco per far migrare l’utente Windows 7 e 8 all’ultimo ibrido arrivato: Windows 10. Il trucco consiste in più parti. La prima parte è quella di rendere Windows 7 instabile rilasciando aggiornamenti fasulli, solo in parte di protezione, il più, invece, telemetrici e compatibilità migrazione a Windows 10. La seconda parte è il ritardo nella ricerca aggiornamenti. Ore di attesa per scoprire l’esistenza di nuovi aggiornamenti e come se non bastasse, altri interminabili minuti nel download ed installazione. Terza ed ultima parte, la più critica, aggiornamenti Fake proposti e riproposti più volte, ingannando l’utente finale, leggendo la data di rilascio. Per capirci, se l’aggiornamento KB2952664 è stato rilasciato in data 09/03/2015, Windows ti propone lo stesso aggiornamento modificando la data di rilascio, cioè in data 15/04/2016. Questa procedura ingannevole è a scopo ultimo di ingannare l’utente, spingendolo ad errori di valutazione così che l’aggiornamento viene installato. Preoccupante, a dir poco, sono gli aggiornamenti di compatibilità migrazione all’ultimo OS rilasciati. Per non parlare dei Bug ed incompetenza nella gestione dei servers Microsoft, sempre più instabili e sovraccarichi di servizi, che possono colassare in qualsiasi momento della giornata.

Nella sostanza, Microsoft non stupisce mai nella sua Arroganza. Microsoft non si smentisce mai, nemmeno una volta e, per giunta, nemmeno per caso!

Quanto inserisco qui sotto è prelevato da ANSA (aimè), ma rende meglio l’idea del mio pensiero.

Microsoft apre un nuovo fronte, dopo Apple, nella battaglia sulla privacy digitale tra le compagnie hi-tech americane e l’amministrazione di Barack Obama. La società ha infatti citato in giudizio il dipartimento della giustizia statunitense, nella persona del ministro Loretta Lynch, contro il divieto di informare i propri clienti quando gli investigatori accedono alle loro e-mail. Una mossa che rafforza la pressione delle società tecnologiche contro il governo, facendo seguito alla battaglia di Apple per non decriptare i suoi iPhone nelle indagini dell’Fbi.

Nella sua causa, intentata davanti ad una forte federale di Seattle, Microsoft sostiene che l’amministrazione Obama viola la Costituzione impedendole di notificare a migliaia di clienti le richieste degli inquirenti di controllare la loro corrispondenza digitale. In particolare sono invocati il primo emendamento sulla liberta’ di parola e il quarto, che stabilisce il diritto per le persone e per le imprese di essere informate se il governo perquisisce o sequestra le loro proprietà.

“Le persone – si legge nel ricorso – non rinunciano ai loro diritti quando trasferiscono le loro informazioni private da un deposito fisico alla cloud”, la ‘nuvola informatica‘ dove vengono immagazzinati i dati. Secondo Microsoft, il governo “ha sfruttato la transizione alla cloud come mezzo per espandere i suoi poteri di condurre investigazioni segrete”, usando una legge vecchia di 30 anni, la Electronic Communications Privacy act (Ecpa), ritenuta ormai obsoleta perche’ varata prima del boom commerciale di Internet. La compagnia denuncia di aver ricevuto negli ultimi 18 mesi 5.624 richieste di accesso ai propri clienti, di cui 2.576 accompagnate dal divieto di informarli delle ‘perquisizioni digitali‘. La maggior parte di queste richieste riguarda individui, non società, e non pone termini all’ingiunzione di segretezza. Le imprese tecnologiche sono sotto pressione per dimostrare che proteggono la privacy dei clienti, dopo la denuncia dell’ex talpa del Datagate Edward Snowden sui controlli di massa attuati dall’intelligence Usa. A lanciare per primo il guanto di sfida all’amministrazione Obama e’ stata la Apple, rifiutandosi di ‘sbloccare’ l’iPhone di uno degli autori della strage di San Bernardino, per non creare un precedente pericoloso per la privacy dei propri clienti. Una battaglia legale che l’Fbi ha congelato ricorrendo ad hacker per ottenere lo stesso risultato. All’inizio Bill Gates prese le distanze da Apple, ma ora la sua Microsoft ha scelto di allinearsi agli altri big dell’ industria tecnologica. “Come noi siamo stati con Apple, ora ci aspettiamo che le altre tech company stiano con noi“, ha osservato il capo dell’ufficio legale di Microsoft, Brad Smith. La società, in un procedimento separato, si e’ opposta anche alla richiesta di consegnare dati conservati in un server in Irlanda: il governo la ritiene legale, in base all’Ecpa, ma Microsoft sostiene che l’amministrazione debba ricorrere ad una procedura prevista da un trattato di assistenza legale tra Usa e Irlanda. Anche Twitter sta combattendo la sua battaglia contro il governo per poter rendere note le richieste di informazioni sui propri utenti. Il fronte quindi si allarga ma il problema resta lo stesso: come trovare un equilibrio tra il diritto alla privacy e le esigenze della sicurezza nazionale e della lotta al terrorismo e al crimine. La palla passa al legislatore.

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