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Licenze GNU Software Libero: Conosci La Tua Libertà

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Licenze

Loghi Delle Licenze Di GNU

26/05/2012 – Se state rilasciando opere sotto la GFDL o la versione 3 della GNU GPL, LGPL, o AGPL, sentitevi liberi di usare questi pulsanti sul vostro sito o nella vostra applicazione per dare visibilità la licenza. Questi loghi sono immediatamente riconoscibili, e rassicureranno i vostri utenti che la loro libertà viene protetta.

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Tutto il software pubblicato deve essere Software Libero. Perché sia libero, bisogna pubblicarlo con una licenza per il software libero. Normalmente utilizziamo la GNU General Public License (GNU GPL), ma talvolta utilizziamo altre licenze per software libero. Per il software di GNU utilizziamo solo licenze compatibili con la GNU GPL.

La documentazione per il software libero deve essere documentazione libera, in modo che si possa distribuire e migliorare assieme al software che essa descrive. Per rendere libera la documentazione occorre rilasciarla con una licenza per documentazione libera. Normalmente utilizziamo la GNU Free Documentation License (GNU FDL), ma talvolta utilizziamo anche altre licenze per la documentazione libera.

Se avete iniziato un progetto e siete incerti sulla licenza da usare, “Come scegliere una licenza per i propri progetti” spiega in dettaglio e raccoglie i nostri consigli in una guida facile da seguire. Se, invece, siete interessati ad una lista di riferimento rapido, abbiamo una pagina che elenca le licenze con copyleft da noi consigliate.

Abbiamo anche una pagina che discute il problema della licenza BSD.

Risorse Comuni Per Le Nostre Licenze Di Software

Abbiamo un numero di risorse volte ad aiutare la gente a capire ed usare le nostre licenze:

Domande poste di frequente sulla GNU GPL.
Come usare le licenze GNU per il vostro software.
Violazioni delle licenze GNU.
Licenze varie e commenti relativi.
Rilasciare software libero se lavorate all’università.

Cos’è Il Software Libero?

Definizione di Software Libero

La definizione di Software Libero chiarisce quali sono i requisiti che un certo programma deve soddisfare perché lo si possa considerare “software libero”. La definizione viene occasionalmente sottoposta a revisioni per chiarificarla o spiegare come interpretare alcune sfumature. Per analizzare le modifiche effettuate basta leggere la sezione Storia nel seguito.

Il “Software libero” è software che rispetta la libertà degli utenti e la comunità. In breve, significa che gli utenti hanno la libertà di eseguire, copiare, distribuire, studiare, modificare e migliorare il software. Quindi è una questione di libertà, non di prezzo. Per capire il concetto, bisognerebbe pensare alla “libertà di parola” e non alla “birra gratis”; in inglese a volte usiamo “libre” per disambiguare [NdT: il termine free in inglese significa sia gratuito che libero, in italiano il problema non esiste].

Noi difendiamo attivamente queste libertà, perché tutti hanno diritto ad averle. Tramite queste libertà gli utenti (individualmente o nel loro complesso) controllano il programma e le sue funzioni. Quando non sono gli utenti a controllare il programma, allora il programma (che in quel caso chiamiamo “non libero” o “proprietario”) controlla gli utenti; e gli sviluppatori controllano il programma, che quindi diventa uno strumento di abuso.

Un programma è software libero se gli utenti del programma godono delle quattro libertà fondamentali:

-» Libertà di eseguire il programma come si desidera, per qualsiasi scopo (libertà 0).
-» Libertà di studiare come funziona il programma e di modificarlo in modo da adattarlo alle proprie necessità (libertà 1). L’accesso al codice sorgente ne è un prerequisito.
-» Libertà di ridistribuire copie in modo da aiutare il prossimo (libertà 2).
-» Libertà di migliorare il programma e distribuirne pubblicamente i miglioramenti da voi apportati (e le vostre versioni modificate in genere), in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio (libertà 3). L’accesso al codice sorgente ne è un prerequisito.

Un programma è software libero se l’utente ha tutte queste libertà in modo adeguato. Altrimenti diciamo che è non libero. I modelli di distribuzione non liberi si possono differenziare a seconda di quanto si distanziano dall’essere liberi, ma per noi sono tutti non etici allo stesso modo.

Il resto di questa pagina chiarisce cosa significa che determinate libertà sono concesse in modo adeguato.

La libertà di distribuire (libertà 2 e 3) significa che si è liberi di ridistribuire copie, con o senza modifiche, gratis o addebitando delle spese di distribuzione a chiunque ed ovunque. Essere liberi di fare queste cose significa (tra l’altro) che non bisogna chiedere o pagare alcun permesso.

Bisogna anche avere la libertà di fare modifiche e usarle privatamente nel proprio lavoro o divertimento senza doverlo dire a nessuno. Se si pubblicano le proprie modifiche, non si deve essere tenuti a comunicarlo a qualcuno in particolare o in qualche modo particolare.

La libertà di usare un programma significa libertà per qualsiasi tipo di persona od organizzazione di utilizzarlo su qualsiasi tipo di sistema informatico, per qualsiasi tipo di attività e senza dover successivamente comunicare con lo sviluppatore o con qualche altra entità specifica. Quello che conta per questa libertà è lo scopo dell’utente, non dello sviluppatore; come utenti potete eseguire il programma per i vostri scopi; se lo ridistribuite a qualcun altro, egli è libero di eseguirlo per i propri scopi, ma non potete imporgli i vostri scopi.

La libertà di eseguire il programma come si desidera significa semplicemente che non ci sono divieti a farlo, e non ha nulla a che fare con quali funzioni ha il programma o se è utile per quello che si desidera fare.

La libertà di ridistribuire copie deve includere le forme binarie o eseguibili del programma e anche il codice sorgente, sia per le versioni modificate che non modificate (distribuire programmi in formato eseguibile è comodo per avere sistemi operativi liberi facili da installare). È legittimo anche se non c’è alcun modo di produrre una forma binaria o eseguibile (dal momento che alcuni linguaggi non supportano questa caratteristica), ma si deve avere la libertà di ridistribuire tali forme nel caso si trovi o si sviluppi un modo per farlo.

Affinché le libertà 1 e 3 (libertà di fare modifiche e di pubblicare versioni modificate) abbiano senso, si deve avere accesso al codice sorgente del programma. Perciò, l’accessibilità al codice sorgente è una condizione necessaria per il software libero. Il “codice sorgente” deliberatamente offuscato non è vero codice sorgente e non può essere considerato tale.

La libertà 1 comprende la libertà di utilizzare una versione da voi modificata anziché l’originale. Se il programma è distribuito in un prodotto che, per scelta progettuale, esegue le versioni modificate da una specifica persona o azienda ma si rifiuta di eseguire quelle modificate da voi (tecnica nota come “tivoization” o come “lockdown” o come “secure boot” secondo la discutibile definizione che ne danno i suoi sostenitori), allora la libertà 1 diventa una richiesta vuota senza alcun valore concreto. Lla versione eseguibile di questi programmi non è software libero anche se il codice sorgente da cui sono stati ottenuti è libero.

Un importante modo di modificare un programma è quello di includervi funzioni e moduli liberi già esistenti. Se la licenza del programma prevede che non si possano includere moduli già esistenti (nonostante abbiano una licenza appropriata), ad esempio se richiede che voi possiate aggiungere solo codice di cui detenete il copyright, allora la licenza è troppo restrittiva per essere considerata libera.

La libertà 3 comprende la libertà di usare e rilasciare le versioni modificate come software libero. Una licenza libera può anche permettere altri modi di distribuzione; insomma, non c’è l’obbligo che si tratti di una licenza con copyleft. Tuttavia, una licenza che imponesse che le versioni modificate non siano libere non si può categorizzare come licenza libera.

Queste libertà per essere reali devono essere permanenti e irrevocabili fin tanto che non si fa qualcosa di sbagliato: se lo sviluppatore del software ha il potere di revocare la licenza, o di sostituirla retroattivamente con una più restrittiva, anche senza che l’utente sia causa di tale revoca, il software non è libero.

Tuttavia, certi tipi di regole sul come distribuire il software libero sono accettabili quando non entrano in conflitto con le libertà principali. Per esempio, il copyleft, noto anche impropriamente come “permesso d’autore”, è (detto in poche parole) la regola per cui, quando il programma è ridistribuito, non è possibile aggiungere restrizioni per negare ad altre persone le libertà principali. Questa regola non entra in conflitto con le libertà principali, anzi le protegge.

Nel progetto GNU, noi usiamo il copyleft per proteggere le quattro libertà legalmente per tutti. Per noi è meglio usare il copyleft, ma va bene anche il software libero senza copyleft. Vedere Categorie di software libero per una discussione più ampia delle relazioni tra “software libero”, “software con copyleft” e altre categorie.

“Software libero” non vuol dire “non-commerciale”. Un programma libero deve essere disponibile per uso commerciale, sviluppo commerciale e distribuzione commerciale. Lo sviluppo commerciale di software libero non è più inusuale: questo software commerciale libero è molto importante. Si può ottenere software libero pagandolo o non pagandolo, ma, a prescindere da come lo si è ottenuto, rimane sempre la libertà di copiare e modificare il software, persino di venderne copie.

Se una modifica costituisca o meno un miglioramento è una questione soggettiva. Se i vostri diritti di modificare un programma sono limitati, in sostanza, a variazioni che qualcun altro considera miglioramenti, quel programma non è libero.

Tuttavia, sono anche accettabili regole su come pacchettizzare una versione modificata, purché non limitino in modo significativo la vostra libertà di distribuire versioni modificate, o di produrre versioni modificate per uso interno. Quindi è accettabile, ad esempio, che la licenza vi obblighi a cambiare il nome della versione modificata, togliere un logo, o chiarire che la versione modificata è opera vostra. Purché queste richieste non siano talmente pesanti da rendere molto complesso rilasciare le modifiche, sono accettabili; dato che state già apportando modifiche al programma, non faticherete troppo ad apportarne qualcuna in più.

Regole del tipo “se rendete disponibile la vostra versione in questo modo, allora dovete renderla disponibile anche in quell’altro modo” possono essere accettabili, alla medesima condizione. Un esempio di regola accettabile di questo tipo è la richiesta che se avete distribuito una versione modificata e un precedente sviluppatore ne chiede una copia, dovete inviargliela. (Notate che una regola di questo tipo vi lascia sempre liberi di scegliere se distribuire o no la vostra versione). Anche regole che richiedano di distribuire il codice sorgente agli utenti delle versioni che avete pubblicamente distribuito sono accettabili.

Una questione particolare è quando una licenza richiede di cambiare il nome con cui il programma sarà chiamato da altri programmi. Questo impedisce di rilasciare la versione modificata in modo che possa sostituire l’originale quando chiamata dagli altri programmi. Questo tipo di richiesta è accettabile solo se c’è una funzionalità di “aliasing”, cioè una funzionalità che permetta di specificare il nome originario del programma come alias della versione modificata.

Qualche volta le leggi sul controllo delle esportazioni e le sanzioni sul commercio possono limitare la libertà di distribuire copie di programmi verso paesi esteri. I programmatori non hanno il potere di eliminare o di aggirare queste restrizioni, ma quello che possono e devono fare è rifiutare di imporle come condizioni d’uso del programma. In tal modo, le restrizioni non influiranno sulle attività e sulle persone al di fuori della giurisdizione degli stati che applicano tali restrizioni. Insomma, le licenze di software libero non possono richiedere il rispetto di un controllo (non banale) sulle esportazioni come condizione sull’esercizio di una qualsiasi delle libertà essenziali.

Il semplice atto di citare l’esistenza di regole sull’esportazione, senza che diventino condizioni della licenza, è accettabile poiché non pone restrizioni. Se una regola sull’esportazione diventa banale nel caso del software libero, allora porla come condizione non è un problema effettivo, ma rimane un problema potenziale, perché modifiche successive nelle leggi sull’esportazione potrebbero rendere non banale quel requisito e quindi fare diventare non libero il software.

Una licenza libera non può chiedere il rispetto dei termini di una licenza di un programma non libero. Quindi, ad esempio, se una licenza obbliga l’utente a rispettare le licenze di “tutti i programmi che usa”, nel caso di un utente che usa anche programmi non liberi questo richiederebbe che l’utente rispetti la licenza di tali programmi non liberi, e renderebbe non libera la licenza in questione.

È accettabile che una licenza specifichi quale giurisdizione si applica, o quale sede è designata per dirimere le controversie, o entrambe le cose.

Molte licenze di software libero sono basate sul copyright, e ci sono limiti a quello che si può imporre con il copyright. Se una licenza basata sul copyright rispetta la libertà nei modi descritti sopra, è improbabile, anche se non impossibile, che abbia qualche tipo di problema che non abbiamo previsto. Tuttavia alcune licenze di software libero sono basate sui contratti, e i contratti possono imporre una gamma molto più vasta di restrizioni. Questo significa che ci sono molti modi possibili di rendere inaccettabilmente restrittiva e non libera una licenza del genere.

Non possiamo elencare tutti i modi in cui questo potrebbe accadere. Se una licenza basata su contratto restringe i diritti dell’utente in una maniera inusuale, fuori da quello che le licenze basate sul copyright potrebbero fare, e non citata qui come legittima, dovremmo esaminare il caso, ma probabilmente concluderemmo che la licenza non è libera.

Quando si parla di software libero, è meglio evitare di usare espressioni come “regalato” o “gratuito”, perché esse pongono l’attenzione sul prezzo, e non sulla libertà. Parole comuni quali “pirateria” implicano opinioni che speriamo non vogliate sostenere. Si veda Termini da evitare per una discussione su queste parole. Abbiamo anche una lista di traduzioni in varie lingue dell’espressione “software libero”.

Infine, si noti che criteri come quelli indicati in questa definizione di software libero richiedono un’attenta interpretazione. Per decidere se una determinata licenza software si qualifichi come licenza per il software libero, noi la consideriamo basata su questi criteri al fine di determinare se corrisponde al loro spirito così come alle precise parole. Se una licenza include restrizioni irragionevoli, la rifiutiamo, anche se in questi criteri non anticipiamo il problema. Qualche volta le richieste di una licenza sollevano un problema che richiede un’analisi dettaglia, oltre a discussioni con un avvocato prima di poter decidere se la richiesta sia accettabile. Quando raggiungiamo una conclusione riguardo ad un nuovo problema, spesso aggiorniamo questi criteri per fare in modo che sia più facile capire perché determinate licenze siano adeguate o meno.

Se siete interessati a sapere se una determinata licenza abbia le caratteristiche per essere una licenza di software libero, consultate il nostro elenco delle licenze. Se la licenza che vi interessa non vi è elencata, potete interpellarci inviandoci un’e-mail a <[email protected]>.

Se pensate di scrivere una nuova licenza, per favore contattate la FSF scrivendo all’indirizzo sopra indicato. La proliferazione di licenze di software libero comporta un maggiore sforzo di comprensione per gli utenti; potremmo aiutarvi a trovare una licenza di software libero già esistente che soddisfi le vostre necessità.

Se questo non è possibile e avete proprio bisogno di una nuova licenza, col nostro aiuto potrete essere sicuri che la licenza sia davvero una licenza di software libero ed evitare vari problemi pratici.

Al Di Là Del Software

I manuali del software devono essere liberi, per le medesime ragioni per cui il software deve essere libero, e poiché i manuali sono parte del software.

Lo stesso ragionamento si applica ad altri tipi di lavori di utilizzo pratico — lavori che raccolgono conoscenze utili, come opere didattiche e di riferimento. Wikipedia è l’esempio più noto.

Ogni tipo di lavoro può essere libero, e la definizione di software libero è stata estesa per diventare una definizione di opera culturale libera che si può applicare ad ogni tipo di lavoro.

Open Source?

Un altro gruppo ha cominciato a usare il termine “open source” per indicare qualcosa di simile (ma non identico) al “software libero” (o “free software”). Preferiamo il termine “software libero” perché, una volta chiarita (nella dizione inglese) la precisazione sul fatto che si parla di libertà e non di prezzo, fa subito pensare alla libertà, la parola “open” (o “aperto”) no.

Licenze Varie

Introduzione

Noi classifichiamo le licenze in base ad alcuni requisiti chiave:

-» Se si qualifica come licenza per software libero.
-» Se è una licenza con copyleft (anche noto, impropriamente, come permesso d’autore).
-» Se è compatibile con la licenza GNU GPL. Quando non diversamente specificato, le licenze indicate come compatibili sono compatibili con la GPL versione 2 e versione 3.
-» Se può causare un qualunque problema di tipo pratico.

In questa pagina cerchiamo di elencare le licenze di software libero più comuni, ma non possiamo elencarle tutte; faremo del nostro meglio per rispondere alle domande su licenze di software libero, che siano elencate qui o meno. Le licenze sono, più o meno, presentate in ordine alfabetico all’interno di ciascuna sezione.

Se ritenete di aver trovato una violazione di una delle nostre licenze, per favore fate riferimento alla nostra pagina sulla violazione delle licenze.

Se avete avviato un nuovo progetto e non sapete quale licenza usare, “Come scegliere una licenza per le proprie opere” spiega i nostri consigli in modo semplice.

Se avete domande sulle licenze libere potete scriverci all’indirizzo <[email protected]>. Abbiamo risorse limitate, quindi non rispondiamo a domande che possano favorire sviluppo o distribuzione di software proprietario, e riceverete risposta più rapidamente se fate una domanda specifica che non sia già tra le domande frequenti. Ricordiamo che incoraggiamo volontari esperti ad aiutarci a rispondere alle domande sulle licenze.

Se state pensando di scrivere una nuova licenza, contattateci sempre a <[email protected]>. Il proliferare di licenze di software libero diverse tra loro è un problema significativo nella comunità del software libero, sia per gli utenti sia per gli sviluppatori. Faremo del nostro meglio per aiutarvi a trovare una licenza esistente che abbia i requisiti che cercate.

Se vi chiedete quale licenza utilizzi un determinato programma, visitate il nostro Elenco di software libero. Nell’elenco troverete oltre 6000 programmi liberi e informazioni sulle loro licenze.

Che Significa “GPL”?

“GPL” significa “General Public License” (Licenza Pubblica Generica). La GPL più diffusa è la GNU General Public License, in breve GNU GPL. L’ultimo acronimo può ancora essere abbreviato in “GPL”, se dal contesto si capisce che ci si sta riferendo alla GNU GPL.

Scrivere Software Libero Significa Usare la GPL?

Assolutamente no — ci sono molte altre licenze libere: sul sito ce n’è una lista (seppur incompleta). Una qualsiasi licenza che garantisca all’utente alcune ben determinate libertà è una licenza per software libero.

Perché E’ Meglio La GNU GPL Piuttosto Che Altre Licenze Per Il Software Libero?

Usare la GPL significa che tutte le versioni migliorate che saranno distribuite dovranno essere libere. In questo modo si evita il rischio di trovarsi a competere con una versione modificata del proprio lavoro che sia diventata proprietaria. Tuttavia, in alcune situazioni particolari, può essere preferibile l’uso di una licenza più lasca.

Tutto Il Software GNU Usa La GNU GPL Come Licenza?

La maggior parte del software GNU usa la GNU GPL, ma ci sono alcuni programmi GNU (e parti di programmi) che usano licenze più lasche, come la Lesser GPL. Quando questo accade, è una questione di strategia.

Licenze Per Il Software

Licenze di software libero compatibili con la GPL

Le seguenti licenze si qualificano come licenze per software libero e sono compatibili con la licenza GNU GPL.

La Licenza Pubblica Generica GNU (GNU General Public License, GNU GPL) versione 2 – (#GPLv2)

Questa è la versione precedente della GNU GPL: una licenza per software libero, una licenza con copyleft. Consigliamo l’ultima versione per la maggior parte dei pacchetti software.

Notate che la GNU GPL versione 2 (GPLv2) non è compatibile con la GNU GPL versione 3 (GPLv3). Tuttavia, la maggior parte del software rilasciato sotto GPLv2 vi permette di usare i termini di licenza anche di versioni successive della GPL; in questo caso, potete usare il codice scegliendo la licenza GPLv3 per effettuare la combinazione di codice desiderata. Per ulteriori informazioni sulla compatibilità tra licenze GNU, vedete le domande frequenti.

La Licenza Pubblica Generica GNU (GNU General Public License, GNU GPL) versione 3 – (#GNU-GPL) – (#GNU-GPL v3)

Questa è l’ultima versione della GNU GPL: una licenza per software libero, una licenza con copyleft. Ne consigliamo l’uso per la maggior parte dei pacchetti software.

Notate che la GNU GPL versione 3 (GPLv3) non è compatibile con la GNU GPL versione 2 (GPLv2). Tuttavia, la maggior parte del software rilasciato sotto GPLv2 vi permette di usare i termini di licenza anche di versioni successive della GPL; in questo caso, potete usare il codice scegliendo la licenza GPLv3 per effettuare la combinazione di codice desiderata. Per ulteriori informazioni sulla compatibilità tra licenze GNU, vedete le domande frequenti.

Licenza Pubblica Generica GNU Attenuata (GNU Lesser General Public License, GNU LGPL) versione 2.1 – (#LGPLv2.1)

Questa è la versione precedente della GNU GPL: una licenza per software libero, ma non una licenza con copyleft forte, poiché permette il collegamento con moduli non liberi. È compatibile con la GPLv2 e la GPLv3. In genere consigliamo l’uso dell’ultima versione della LGPL, tra l’altro solo in circostanze particolari. Per altre informazioni su come la LGPLv2.1 sia compatibile con altre licenze GNU, vedete le domande frequenti.

Licenza Pubblica Generica GNU Attenuata (GNU Lesser General Public License, GNU LGPL) versione 3 – (#LGPL) – (#LGPLv3)

Questa è l’ultima versione della LGPL: una licenza per software libero, ma non una licenza con copyleft forte, poiché permette il collegamento con moduli non liberi. È compatibile con la GPLv3. Ne consigliamo l’uso soltanto in circostanze particolari.

Notate che la LGPLv3 non è compatibile con la GPLv2. Tuttavia, la maggior parte del software rilasciato sotto GPLv2 vi permette di usare i termini di licenza anche di versioni successive della GPL; in questo caso, potete usare il codice scegliendo la licenza GPLv3 per effettuare la combinazione di codice desiderata. Per ulteriori informazioni sulla compatibilità tra licenze GNU, vedete le domande frequenti.

Licenza Pubblica Generica GNU Affero (GNU Affero General Public License, AGPL) versione 3 – (#AGPL) – (#AGPLv3.0)

È una licenza di software libero e una licenza con copyleft. I termini d’uso sono effettivamente quelli della GPLv3 con un paragrafo aggiuntivo nella sezione 13, che permette agli utenti che interagiscono tramite una rete con il programma a cui si applica la licenza di ricevere il sorgente di quel programma. Consigliamo agli sviluppatori di considerare l’uso della GNU AGPL per qualsiasi software destinato ad essere comunemente utilizzato via rete.

Notate che la GNU AGPL non è compatibile con la GPLv2. Tecnicamente non è compatibile nemmeno con la GPLv3: non si può prendere codice rilasciato sotto GNU AGPL e distribuirlo o modificarlo alle condizioni della GPLv3 o viceversa. Tuttavia, è possibile combinare in un unico progetto moduli separati o file sorgente rilasciate sotto entrambe le licenze, il che darà a molti programmatori tutte le libertà di cui necessitano per realizzare il programma che desiderano. Si veda la sezione 13 di entrambe le licenze per ulteriori dettagli.

Licenza Pubblica Mozilla (MPL), versione 2.0 – (#MPL-2.0)

Questa è una licenza di software libero. La sezione 3.3 fornisce un’indiretta compatibilità tra questa licenza e la GNU GPL 2.0, la GNU LGPL 2.1, la GNU AGPL 3.0 e le loro successive versioni.

Quando ricevete un’opera sotto licenza MPL 2.0, potete produrre un’“opera più ampia” che combina quell’opera con materiale sotto le licenze GNU elencate. Quando lo fate, la sezione 3.3 vi permette di distribuire il lavoro coperto da MPL ai termini e alle condizioni delle medesime licenze GNU a una condizione: dovete fare in modo che i file originariamente sotto licenza MPL siano ancora disponibili (anche) con licenza MPL. In altri termini: quando create una combinazione in questo modo, i file che erano originariamente sotto MPL avranno una doppia licenza, la MPL e la licenza (o le licenze) GNU in questione. Il risultato finale sarà che l’“opera più ampia” nel suo complesso sarà coperta dalla licenza GNU. Chi riceve da voi l’opera combinata potrà scegliere se usare i file che originariamente erano sotto MPL secondo i termini di quella licenza oppure distribuire l’“opera più ampia” in tutto o in parte secondo i termini della licenza (o licenze) GNU, senza ulteriori restrizioni.

È importante capire che la condizione di distribuire i file sotto le condizioni della MPL vale solo per chi crea e distribuisce per primo l’“opera più ampia”. Se applicata anche a chi lo riceve, diventerebbe una restrizione incompatibile con le licenze GNU. Ciò detto, quando si fanno contributi a un progetto esistente è consigliabile usare la stessa licenza anche per le modifiche, anche quando non obbligatorio. Se ricevete sotto licenza GNU un lavoro in cui alcuni file sono anche sotto MPL, dovreste togliere la MPL da tali file solo se ci sono motivazioni molto forti per farlo.

Controllate i dettagli nelle indicazioni di licenza del software sotto MPL prima di creare un’“opera più ampia” in questo modo. Chi rilascia un’opera sotto licenza MPL 2.0 può scegliere di impedire la compatibilità aggiungendo un’indicazione che dica che l’opera è “Incompatibile con Licenze Secondarie”. Il software che riporta questa indicazione non è compatibile con la GPL o la AGPL.

Il software rilasciato sotto versioni precedenti della MPL può essere aggiornato alla versione 2.0, ma se non è già disponibile sotto una delle licenze GNU elencate allora deve essere marcato come “Incompatibile con Licenze Secondarie”. Questo comporta che il software disponibile solo sotto versioni precedenti della MPL rimane incompatibile con la GPL e la AGPL.

Licenza Apache, versione 2.0 – (#apache2)

Questa è una licenza di software libero, compatibile con la versione 3 della GNU GPL.

Notate che questa licenza non è compatibile con la versione 2 della GPL, perché ha requisiti che mancavano in quella versione della GPL: ad esempio, terminazioni dei brevetti e compensazioni. La protezione dai tranelli brevettuali è importante, e per questo motivo per programmi di una certa consistenza consigliamo la licenza Apache 2.0 anziché altre licenze permissive.

Licenza Artistica 2.0 – (#ArtisticLicense2)

Questa è una licenza di software libero, compatibile con la GPL grazie a una clausola nella sezione 4©(ii).

Clarified Artistic License

Questa è una licenza di software libero, compatibile con la GPL. Apporta le modifiche strettamente necessarie per correggere i punti della Artistic License 1.0

che non sono sufficientemente chiari.

La licenza del Berkeley Database (nota anche come Licenza di Sleepycat Software) – (#BerkeleyDB)

Questa è una licenza di software libero, compatibile con la GNU GPL.

Licenza Software Boost – (#boost)

Questa è una licenza di software libero, debole e permissiva, senza copyleft, compatibile con la GNU GPL.

Licenza BSD modificata – (#ModifiedBSD)

Questa è la licenza BSD originale, modificata rimuovendo la clausola pubblicitaria. È una licenza per software libero debole e permissiva, senza copyleft, compatibile con la GNU GPL.

Talvolta questa licenza è denominata “la licenza BSD con 3 clausole”.

La licenza BSD modificata è una buona scelta nell’ambito delle licenze deboli e permissive, anche se la licenza Apache 2.0 è preferibile. Ad ogni modo, è rischioso raccomandare l’uso della “licenza BSD”, anche per casi speciali come programmi molto brevi, per una possibile confusione che può portare all’uso della problematica licenza BSD originale

. Per evitare questo rischio suggerite la licenza X11. La licenza X11 e la BSD modificata sono più o meno equivalenti.

Comunque la licenza Apache 2.0 è migliore per programmi di una certa consistenza, perché previene tranelli brevettuali.

Open Source Initiative – Wikipedia.it Open Source Initiative.

Da Wikipedia:

La Open Source Initiative è un’organizzazione dedicata a promuovere software open source.

L’organizzazione è stata fondata nel febbraio 1998 da Bruce Perens e Eric S. Raymond, quando la Netscape Communications Corporation pubblicò il codice sorgente del suo prodotto principale, Netscape Communicator, come free software a causa della progressiva riduzione dei margini di profitto e della competizione con il programma Internet Explorer di Microsoft.

Raymond era presidente dalla sua fondazione fino a febbraio 2005; Russ Nelson lo sostituì per un mese, ma dopo qualche controversia si dimise e Michael Tiemann il presidente provvisorio.

La frase ‘open source initiative’ (‘iniziativa per il sorgente aperto’) è utilizzata anche dal consorzio ObjectWeb per differenziare gli sforzi riguardo alla vendita rispetto ai progetti open source. Un esempio di un’iniziativa open source è la ESB initiative inglobata nel ObjectWeb nel giugno 2004.

Halloween Documents

Il Termine ‘open source’ riscosse molto più interesse da parte della stampa dal 1998 al 2000, sebbene fosse spesso frainteso. Molte imprese si aprirono al pensiero di un sistema operativo alternativo open source. L’Open Source Initiative divenne così importante che Microsoft pubblicò dei memo interni, i cosiddetti Halloween Documents, che delineavano Microsoft come un contendente di Linux e che suggerivano molti metodi per eliminare la minaccia del software open source.

Relazioni Con Il Movimento Per Il Software Libero

Sin dal suo inizio, il movimento open source è stata una questione controversa nella comunità hacker. È spesso considerato una derivazione del movimento per il software libero che sostiene il software open source come un modo diverso di vedere il software libero, principalmente da un punto di vista più pragmatico che filosofico. Alcuni dei suoi fondatori dichiararono profondi radici storiche, tracciando una visione storica del movimento e sostenendo che il suo vero inizio precede di molto il termine “open source”, arrivando fino alle pratiche popolari dell’inizio di ARPANET e delle comunità Unix e dei primi gruppi hacker come il Tech Model Railroad Club.

Richard Stallman, parlando invece della Free Software Foundation (FSF), ha criticato la motivazione dell’invenzione del nuovo termine Open Source. Secondo lui, il punto centrale prettamente pragmatico dell’iniziativa distrae gli utenti dalle questioni più importanti di ambito morale e dalla libertà offerta dal software libero, offuscando la distinzione tra software semi-libero o totalmente proprietario. Stallman descrive il software libero e l’Open Source Initiative come campi politici separati nella stessa comunità del software libero e dice:

« We disagree on the basic principles, but agree more or less on the practical recommendations. So we can and do work together on many specific projects.»

I fondatori dell’Open Source Initiative sostengono che la visione dell’FSF di questa nuova iniziativa, percepita come una sorta di partito politico anti-FSF, riflette piuttosto le preoccupazione proprie dell’FSF riguardo all’ideologia se non al comportamento. I sostenitori dell’Open Source si sono raccolti per la difesa del software libero nei tempi di crisi, come durante l’intenso attacco di Microsoft alla GNU GPL nel 2001; entrambi i gruppi lottarono assieme contro il processo SCO che attaccò il kernel Linux nel 2003. Infatti, non c’è una stretta differenza tra i due movimenti, infatti molte persone si identificano per certi aspetti in entrambi (sebbene alcuni, come Stallman, sposano solo una delle due filosofie).

Le tensioni tra le due comunità si sono occasionalmente esacerbate dall’abitudine, della stampa ma anche di molti altri, di descrivere le loro differenze più come un dramma personale tra Stallman e le persone importanti dell’open source come Raymond o Torvalds.

In pratica, le definizioni operative del software libero e del software open source sono quasi equivalenti. Le liste di licenze accettate mantenute dalla FSF e dal OSI sono abbastanza simili, differendo in particolare solo in casi limite come la prima versione dell’Apple Public Source License e dell’Artistic License. I membri dei movimenti per il software libero e per l’open source di solito non hanno problemi a cooperare in progetti software comuni.

“Open source contro il software libero” si aggiunge alla lista delle divisioni filosofiche tra gli hacker, vicini alle battaglie per gli editor e alla divisione fra KDE e GNOME.

Alcuni autori, quando parlano assieme di questi movimenti, utilizzano altri termini diversi da software open source e software libero per cercare di descrivere l’unione dei due concetti. Questi altri termini includono open source software/free software (OSS/FS), free/open source software (FOSS), e free-libre/open source software (FLOSS).

Storia Del Movimento

Il movimento è stato formalmente lanciato nel 1998 da Jon “maddog” Hall, Larry Augustin, Eric S. Raymond, Bruce Perens, ed altri. Raymond è probabilmente l’unica persona che più si identifica col movimento; era e rimane il suo teorico principale ma non ambisce a guidarlo verso una qualsiasi direzione da lui scelta. Il movimento open source è guidato da un largo collegio di anziani che include Raymond, i suoi co-fondatori, e altre persone importanti come Linus Torvalds, Larry Wall, e Guido van Rossum.

I fondatori non erano soddisfatti di quello che vedevano nell’atteggiamento provocatore del movimento del software libero e preferivano sostenere il software libero esclusivamente dal punto di vista della superiorità tecnica (un tentativo fatto in precedenza da Raymond col suo saggio La cattedrale e il bazaar). Si sperava che l’open source e la propaganda ad esso associata sarebbe diventato un argomento più persuasivo per i business. Il commento di Raymond fu:

« If you want to change the world, you have to co-opt the people who write the big checks. »

(Cygnus Support aveva già seguito esattamente questo approccio per molti anni, ma non l’aveva reso pubblico.)

Il gruppo adottò la Open Source Definition per il software open source, basata sulle Debian Free Software Guidelines (in italiano: Le linee guida per il software libero Debian), che a sua volta era basato sulla The Free Software Definition. Loro hanno anche stabilito l’Open Source Initiative (OSI) come un’organizzazione per dirigire il movimento. Comunque, non riuscirono a fornire un marchio per l’open source, per legittimare il termine ed evitare l’abuso del termine. Sebbene questo, l’OSI ha sviluppato un’influenza considerevole nella sfera aziendale ed è stato capace di limitare gli abusi del termine entro un limite tollerabile anche se con molti sforzi. Con la Free Software Foundation (FSF), è diventata una delle due organizzazioni di supporto per la comunità hacker.

Il periodo iniziale del movimento open source coincide con (e in parte si sviluppa assieme) al boom punto-com del 1998-2000 ed ha visto una grande crescita in popolarità di Linux e la formazione di molte compagnie a favore dell’open source. Il movimento ha anche catturato l’attenzione della tradizionale industria del software, arrivando ad offerte di software open source da famose compagnie software come Corel (Corel Linux), Sun Microsystems (OpenOffice.org), e IBM (OpenAFS). Fino a quando il boom del punto-com non si esaurì nel 2001, molte delle prime speranze dei sostenitori dell’open source si erano realizzate e il movimento ha continuato a rafforzarsi anche nella recessione del taglio dei costi del periodo 2001-2003.

Cultura Open Source

Qualcuno nel movimento open source ha dichiarato che i principi dell’open source possono essere applicati ad aree tecniche diverse dal software per computer, come i protocolli di comunicazione digitali, i formati di immagazzinamento dati, e l’hardware open source. Dichiarazioni più ardite estendono le idee dell’open source a campi completamente diversi, come la divulgazione della conoscenza.

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