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Anziani: Perchè Non Li Curiamo?

27/02/2012 – Non è forse una novità dire che l’italia invecchia ogni anno di più, ma se poi si aggiungono le statistiche dell’Istat, il popolo italiano tremerà in un futuro non troppo lontano. Fino la fine del 2012, infatti, le previsioni statistiche prevedono crescita costante, con un incremento dell’1,3 per mille. Ma il 2012 sarà il culmine di questa ascesa demografica. Da lì in poi sarà tutto in discesa e da un massimo di 58,6 milioni si giungerà, verso il 2031, a circa 56,9 milioni di persone. La popolazione italiana sarà sempre più anziana e sempre più malata. Considera il rapporto fra vecchi e giovani oggi molto pesante: per ogni 100 ragazzini fino ai 14 anni d’età abbiamo ben 146 ultrasessantenni. Nel 2050 il rapporto sarà di 301 anziani contro 100 ragazzini.

Situazione Ingovernabile

Sarà sempre più una situazione difficile da gestire, perchè la persona in là con gli anni è accompagnata da un aumento considerevole di problemi cardiovascolari, di malattie come diabete, Alzheimer e altri disturbi neurodegenerativi. Si aggiungono alla lista i tumori, le malattie polmonari ostruttive e i guai muscoloscheletrici. Insomma, tutta una serie di malanni cronici che già pesano e in maniera elevata sia sulla qualità della vita dei singoli sia sui costi delle cure per lo stato. O, almeno, dovrebbe essere così sulla carta. Perchè, nella realtà, alcuni dati usciti in silenzio dalla comunità scientifica e medica, dicono ben altro!

Le Cure? Meglio Diminuirle!

Oltre la metà degli anziani è a rischio per la riduzione delle cure mediche. Dai 65 agli oltre 85 anni (i controlli regolari e le prescrizioni di farmaci si dimezzano; chi subisce un infarto dopo gli 80 anni non riceve cure adeguate, al contrario di chi ha meno di 70 anni). La mortalità e i ricoveri degli ammalati che, dopo un infarto, non ricevono corretta assistenza, è tre volte superiore a quella delle persone adeguatamente trattate.

Gravissima Disparità

Inutile dire che l’ageismo, esattamente come il razzismo e qualsiasi altro tipo di disparità, è condannato dall’articolo 3 della nostra costituzione, che appunto vieta qualsiasi forma di “discriminazione basata sulle condizioni personali“. Anche la carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea del Dicembre 2000 vieta le discriminazioni basate sull’età. Ma che sia contro la legge poco importa, se sono gli stereotipi a ragionare per noi. Uno dei più comuni è l’equazione: vecchio = malato. Anche per il nostro Sistema Sanitario!

Otopie Cure

Oggi come oggi, il 70% degli anziani soffre almeno di una malattia cronica fra quelle più comuni. Un vero e proprio esercito che assedia il già vacillante Sistema Sanitario Italiano. Una battaglia dagli esiti preoccupanti (nonostante ogni anno vi siano sempre più malati cronici ultrasessantenni), non aumentano le cure prestate a questi ammalati. Anzi, paiono sempre più trascurati dal Servizio Sanitario man mano che l’età avanza. Nel caso delle malattie cardio-cerebrovascolari, che toccano oltre il 60% degli over 65 è stato registrato che nel 76% dei casi si ha un vero e proprio sottotrattamento con i farmaci raccomandati dalle linee guida Nazionali e Internazionali. Voglio, a questo proposito, citare una frase che mi ha colpito molto in una puntata della serie TV “Scrubs“:

Scrubs Episodio 1 – Il Mio Primo Giorno

<< Questa è la moderna medicina. Progressi che tengono in vita persone che avrebbero dovuto morire tanto tempo fa, quando perdettero ciò che le rendeva persone. >>

Tutti Colpevoli Nessuno È Santo

Purtroppo non è sempre facile additare il colpevole. Molto spesso tutti sono vittima di uno stato depressivo diffuso. Il malato è rassegnato, i familiari sono rassegnati, alla fine tutti si rassegnano, compreso il medico. Le crisi depressive sono tipiche della vecchiaia. Più l’età avanza, più le si butta addosso ogni colpa. E, al tempo stesso, ce ne facciamo una ragione. Così i malati anziani pensano che curarsi, ormai, sia una perdita di soldi e di tempo. I famigliari cominciano a dar loro ragione e anche i medici, dal loro canto, finiscono per crederci. Un altro problema nell’anziano è la mancanza aderenza a un trattamento prescritto. Se da una parte esistono ammalati che quasi scandiscono la giornata assumendo ogni tipo di medicinali, altri invece si dimenticano o tralasciano di seguire una cura. E questo è un problema che non si risolve facilmente, perchè portapillole con timer o gadget vari non sono che palliativi. Per risolvere questi casi, deve esserci una collaborazione maggiore fra medico e ammalato. La prima regola per arginare la questione della poca aderenza a una cura è che questa sia la più semplice possibile. Il medico deve individuare il male peggiore, più disabilitante e pericoloso per la sopravvivenza e cominciare a prescrivere esami e farmaci per quel malanno. Così facendo, la cura si semplifica e, su questa base, è possibile vedere quanto l’anziano aderisce al trattamento e, nel caso, cominciare a interessarsi di altri problemi di salute. Cosa importantissima, bisogna motivare il malato verso una condivisione attiva: curarsi lo farà star meglio, migliorerà la sua vita. Non è una perdita di tempo

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