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Stop Gas Gazprom: Arroganza E Cinismo Occidente Non Ha Vergogna

03/09/2022 ore 06:50 – Sono passati quasi sette mesi dall’inizio dell’operazione militare speciale russa lanciata il 24 Febbraio 2022 in Ucraina. Il Blocco Occidentale, sotto il comando degli americani, hanno inflitto alla Russia ogni tipo di sanzione economica immaginabile nel disperato tentativo di farla desistere contro quella che è diventata a tutti gli effetti una crociata anti-NATO e anti-Nazismo in Ucraina. Molte di queste sanzioni anti-Russia deplorevoli volevano colpire direttamente la popolazione russa. E nonostante tutte queste misure adottate per colpire al cuore pulsante dell’economia di Mosca e i suoi cittadini, non è mai venuta meno agli obblighi contrattuali con le aziende energetiche fornendo all’Occidente le materie necessarie alla sopravvivenza: gas, petrolio, semenze compresi prodotti alimentari e agricoli.

Negli ultimi giorni, alcuni Paesi membri dell’Unione Europea a proposto la sospensione dei visti ai cittadini russi. Un’ulteriore misura contro Cremlino che non colpisce la finanza, ma bensì la popolazione russa definendola, dagli stessi ideatori, come una minaccia alla sicurezza per i Paesi membri d’Europa. Una sanzione pensata nel tentativo di far insorgere i cittadini russi contro il presidente della Federazione Russa Putin.

Prova a pensare a una sanzione contro la Russia, potrebbe già essere stata messa in pratica dall’Occidente. Con questa premessa, la maggior parte delle sanzioni anti-Russia si sono rivelate a distanza di sette mesi inefficaci. Al contrario, la Federazione Russa si è rafforzata, come non accadeva da oltre 20 anni, sia economicamente sia geopoliticamente. E nonostante tutte queste misure, a subirne le conseguenze, sono stati gli stessi sanzionatori, che con la loro arroganza che li contraddistingue, sperano ancora di poter convincere i propri cittadini occidentali a incolpare Mosca delle conseguenze drammatiche per le proprie scelte fallimentari: aumento benzina, gas, beni di prima necessità. Questi sono solo alcuni scenari economiche controproducenti delle scelte sanzionatorie contro la Federazione Russa che si sono viste ritorcere contro.

Eppure, a detta dal blocco occidentale, la Russia sta deliberatamente sabotando il gasdotto Nord Stream 1 per far dispetto all’UE, dichiarono i funzionari europei, mettendo in dubbio la spiegazione di Mosca per un ritardo indefinito nel ripristino del servizio. Sabato 3 Settembre, il colosso energetico statale Gazprom ha informato i suoi clienti europei che non avrebbe potuto riprendere le operazioni in sicurezza fino a quando non avesse riparato le “perdite di petrolio” scoperte in una grande turbina durante un’operazione di manutenzione.

Il Nord Stream 1 doveva tornare on-line subito dopo la mezzanotte di oggi Sabato 3 Settembre 2022, dopo tre giorni di manutenzione. Le perdite che, secondo quanto riferito interessano “cavi collegati ai contatori di velocità di un rotore“, sono state scoperte durante un’ispezione tecnica con il produttore tedesco della turbina Siemens. Mosca aveva precedentemente avvertito che l’operazione del gasdotto era minacciata dalle sanzioni, che avevano creato una carenza di pezzi di ricambio.

Tuttavia, Siemens ha dichiarato che la società aveva turbine alternative presso la stazione di compressione dove era stata scoperta la perdita e poteva utilizzarne una in caso di una vera emergenza:

«Tali perdite normalmente non influiscono sul funzionamento di una turbina e possono essere sigillate in loco».

Il portavoce della Commissione europea Charles Michel ha condannato quello che ha definito “l’ uso del gas come arma” da parte della Russia, dichiarando che non avrebbe “cambiato la determinazione dell’UE” mentre il blocco lavora per una “indipendenza energetica“.

Il capo del servizio stampa della CE, Eric Mamer, ha criticato le “pretese fallaci” del Gazprom come un pretesto di chiudere l’oleodotto, sostenendolo come prova sia del loro “cinismo” che della loro “inaffidabilità come fornitore“, suggerendo che Mosca “preferisce bruciare gas invece di onorare i contratti“. Il presidente della commissione parlamentare tedesca per gli affari esteri, Michael Roth, ha denunciato la chiusura come “parte della guerra psicologica della Russia contro di noi” e ha accusato il presidente Vladimir Putin di “violare i contratti senza scrupoli… anche a scapito dei propri interessi economici“.

L’arroganza occidentale non si limita, quindi, nelle sole dichiarazioni come ultimo tentativo di demonizzare Cremlino come unico colpevole delle proprie scelte, ma stanno vagliando un tetto massimo per il prezzo del petrolio russo concordato nella giornata di ieri Venerdì 2 Settembre, dai Paesi del G7, che giurano di non fornire più servizi come assicurazioni e altre forme di finanziamento a nessuna nave che trasporta petrolio russo al di sopra di quel prezzo, che deve ancora essere deciso ma che i partecipanti sperano di aver inserito presto entro Febbraio 2023.

Ma nonostante diversi round di dure sanzioni contro la Federazione Russa e i suoi abitanti, Mosca ha guadagnato 600.000.000 di sterline in più (693.535.050,00 euro) dalle vendite di petrolio a Giugno 2022 rispetto al mese precedente, grazie all’impennata dei prezzi dell’energia che minacciano di far precipitare tutta l’Europa in una depressione.

Come ciliegina sulla torta, un secondo gasdotto, il Nord Stream 2, è stato completato all’inizio di quest’anno e potrebbe alleviare gran parte delle sofferenze causate dal rallentamento del Nord Stream 1, ma non è mai stato messo in servizio a causa delle sanzioni occidentali.

Quindi, dopo numerose sanzioni anti-Russia e anti-cittadini russi, nonchè la prospettiva di poter disporre di abbondante gas dal Nord Stream 2, il blocco Occidentale Europeo persiste a incolpare Mosca per delle proprie scelte politiche.

Una coerenza dell’Unione Europea, che per prima ha scelto di non rispettare obblighi contrattuali e le sue regole, si è poi risvegliata in un incubo da loro stessi creato.

Questa è l’arroganza dell’Unione Europea: «Chi è causa del suo mal pianga sé stesso».

La frase in questione è la versione in italiano moderno di un verso di Dante Alighieri, «credo ch’un spirto del mio sangue pianga la colpa che là giù cotanto costa», tratto dal XXIX canto dell’Inferno

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