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Pier Luigi Ighina: L’uomo Delle Nuvole (2012)


Pier Luigi Ighina – L’uomo Delle Nuvole (2012)

 

 

18/05/2011 – Finchè l’essere umano userà i soldi come potere assoluto, persone come Pier Luigi Ighina saranno derise e discreditate. Ighina ammette che molti paesi non vollero la sua macchina per risolvere il problema della siccità. Fino a prova contraria, quando una persona dimostra la veridicità di quanto afferma, la comunità scientifica è obbligata a indagare e a svolgere studi più approfonditi per il bene di tutti. Fin tanto che le multinazionali avranno il potere di decidere sulla vita degli altri non ci sarà mai uguaglianza. Le cose dette in questo video mi portano a pensare spesso che l’essere umano non merita di vivere anche se ci sono persone piene di bontà. Perchè non prendere mai per buono l’idea di fondo nell’aiutare il prossimo? Perchè devono sempre decidere altri su cosa è giusto o sbagliato? Perchè la comunità scientifica non ha creduto e investito su questo progetto, quando spesso lo fa su cose di minore importanza come su armi di distruzione?

 

Prelevato da Wikipedia

Pier Luigi Ighina (Milano, 23 giugno 1908 – Imola, 8 gennaio 2004) è stato uno pseudoscienziato italiano.

I suoi studi ed esperimenti si basano su teorie che condividono alcuni aspetti con quelle di Wilhelm Reich sull’orgone e non sono riconosciute dalla comunità scientifica.

Cenni biografici

Pier Luigi Ighina nacque a Milano nel 1908. Da giovane si interessò allo studio della natura, delle forze motrici e dell’elettromagnetismo. Studiò a Milano, diventando tecnico in elettronica e radioelettronica.

Trovò lavoro come collaudatore prima alla Magneti Marelli, poi alla CGE (Compagnia Generale di Elettricità) e successivamente alla Ansaldo Lorenz di Genova. Dopo un corso di specializzazione in sistemi radiotelevisivi, nel 1926 scelse di arruolarsi come volontario nella Marina Militare come telegrafista.

L’atomo magnetico

In questo periodo, le sue ricerche lo portarono a delineare il concetto di ritmo magnetico Sole-Terra, un’ipotesi che restò priva di riscontri scientifici.

Ighina dichiarò nel suo libro di aver scoperto ed osservato “l’atomo magnetico” all’età di sedici anni, tramite un particolare microscopio di sua invenzione, e di averlo diviso in monopoli magnetici: il monopolo positivo sarebbe l’energia solare, che arriva alla terra in forma spiraliforme e riscalda tramite frizione, mentre dalla terra partirebbe il monopolo negativo che si ricondurrebbe al sole tramite un ciclo a spirale contraria. Lo scontro tra queste due ipotetiche particelle pulsanti creerebbe la vita e la materia, ognuna caratterizzata da un proprio ritmo.

Sempre secondo Ighina, al centro del sole vi sarebbe un cuore magnetico che pulsa al ritmo del cuore umano.

Le rivendicazioni sui rapporti con Marconi

Ighina sostiene di aver lavorato con Guglielmo Marconi, dopo averlo conosciuto per caso, grazie ad un conte di Imola lontano parente di entrambi, e di essere in seguito diventato suo assistente, coadiuvandolo in numerose scoperte pur rimanendo nell’ombra.

Ighina frequentava spesso la Fondazione Guglielmo Marconi, ma nessuna delle affermazioni sul suo lavoro con lo scienziato risulta comprovata dalla documentazione di Marconi o della Fondazione, e queste sono riconducibili ad Ighina stesso.

Ighina sostenne anche che la morte improvvisa di Marconi fosse dovuta ad un esperimento sull'”atomo magnetico” condotto da Marconi senza la sua supervisione e conclusosi con un disastro.

Il ritorno a Imola e le presunte invenzioni

Nel 1937, il medesimo anno della morte di Marconi, Ighina ritornò a Imola, andando a vivere presso il marito della sorella. Ad Imola fondò il “Centro internazionale di studi magnetici” in viale Romeo Galli 4, che nonostante il nome prese la forma di una associazione senza fini accademici.

Ighina sosteneva, grazie alle invenzioni da lui rivendicate, di poter rigenerare cellule morte, allontanare terremoti e allontanare o avvicinare nuvole.

Un resoconto di queste attività venne pubblicato in un libro del 1954, L’atomo magnetico che raccoglieva idee quali una “valvola antisismica“, ipotetici metodi alternativi per la trasmissione di immagini televisive, ipotesi su come effettuare analisi del suolo in profondità, annullare radiazioni e inquinamento e produrre energia elettrica dal nulla. Nessuna di queste invenzioni risulta mai testata in condizioni di verifica sperimentale né brevettata: Ighina stesso, in una intervista a Report rilasciata all’età di 90 anni, affermò che tutte le volte che ha proposto a qualcuno le sue “invenzioni” non ha mai avuto riscontri positivi, spiegando ciò con motivazioni di natura complottistica. Ad esempio a proposito della “macchina della pioggia” Ighina disse: «Ho mandato questa idea in Africa. Sa cosa mi hanno detto? Se la prenda e la porti via perché noi guadagniamo sulla mancanza di acqua». Ha inoltre dichiarato di essere convinto dell’inutilità dei brevetti.

La “macchina della pioggia” era un marchingegno composto da una grossa elica da elicottero rivolta verso l’alto, e da due gruppi di tubi, i primi si trovano in superficie, i secondi sottoterra. Entrambi erano caricati con polvere di alluminio. Secondo l’ipotesi di Ighina, non supportata da alcun riscontro scientifico, i tubi si caricherebbero con l’energia solare che sarebbe poi usata per produrre l’allontanamento delle nuvole qualora l’energia emessa fosse di “polarità positiva” (in quanto entrerebbe in contrasto con la presunta “polarità positiva” delle nuvole), mentre qualora l’energia rilasciata dai tubi fosse “negativa” tale polarità farebbe sì che si inneschi un processo di attrazione che determinerebbe l’avvicinamento delle nuvole fino al raggiungere uno stato di nuvolosità che permette lo scatenarsi della pioggia.

Luigi Fanton, collaboratore di Ighina, sostiene che questi, dopo aver dichiarato che l’esperimento era riuscito, rifiutava di dimostrarlo di fronte ad altri, sostenendo di aver smontato i macchinari per costruirne altri. Ighina sosteneva di temere per la sua vita a causa di quella che riteneva la “scomodità” delle sue invenzioni: in un’intervista a Report affermò: “Se mi prendono mi fanno fuori“.

Ighina morì a 95 anni nella sua casa di Imola; ancora oggi alcune sue idee hanno un seguito tra gli appassionati di pseudoscienze e nell’ambiente del complottismo, pur non avendo ottenute prove di funzionamento pratico e non essendo riconducibili alle conoscenze scientifiche assodate.

Influenze culturali

Il cantautore Franco Battiato scrisse nel 1972 l’album Pollution, un “Gesto sonoro in sette atti dedicato al Centro Internazionale Studi Magnetici“.

La copertina del disco riporta un avviso emesso dal Centro e datato 25 settembre 1972, in cui si presenta una riunione di tutti i “centri internazionali studi magnetici” che sarebbe avvenuta in Francia il 14 settembre successivo. Secondo il volantino, si sarebbe comunicato che a Imola era stato inaugurato il più grande “stroboscopio magnetico” al mondo.

Il dispositivo, un’altra delle presunte invenzioni di Ighina, sarebbe stato testato in un esperimento che avrebbe bloccato tutti i veicoli a motore d’Italia, come rivendicazione e dimostrazione della teoria del “ritmo magnetico” che avrebbe salvato l’umanità.

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